Mario Comensoli I
Mario comensoli
16 Feb. / 27 Mar. 2010
Riproporre, anche solo in parte e a distanza di quasi 50 anni, la mostra tenuta alla galleria Walcheturm di Zurigo dal 16 febbraio al 16 marzo del 1963, rappresenta per la mia giovane galleria un importante traguardo. Un traguardo ancor più significativo perché l’artista proposto mi affascina profondamente e perché essere riuscito a ricomporre uno spaccato della storica mostra, è stata un’impresa che ha richiesto una lunga ricerca e, con essa, pazienza e fortuna.
La prima volta che mi sono imbattuto nella specula di personaggi del Comensoli, grazie al mio Amico Vitus, ho cominciato a confrontarmi con un artista capace di essere in assoluto “vicino” a chi lo osserva. Sono stato catturato dalla sua pittura che spazia su tutta la società, dal mondo operaio a quello notturno, a quello marginale dei giovani punk; mi hanno coinvolto i suoi colori, le sue pennellate vigorose e immediate, eppure così giuste.
Sono grato a Mario Barino, della fondazione Comensoli, per le sue testimonianze, per i suoi racconti sulle frequentazioni con il maestro; mi sono emozionato ascoltando i collezionisti e i galleristi che l’hanno conosciuto che mi hanno permesso di “ri”scoprire il lato generoso della sua personalità, come ad esempio, quando volle regalare al simpatico Giuliano, direttore di un negozio di moda luganese dove talvolta faceva acquisti, degli splendidi disegni.
Davanti alle sue opere, ho ogni volta l’impressione di avvicinarlo un po’ di più, e quando un carboncino o un olio acquisito se ne vanno, mi resta vivo il ricordo di un incontro avuto, simile a quello con un caro amico che non dimenticherò.
L’emozione per me straordinaria è stata anche quella di poter esprimere, attraverso questa speciale selezione di opere, la mia stima per uno dei più grandi artisti svizzeri del dopoguerra.
I ritratti di questa serie rivelano quella che fu nei primi anni `60 l’inedita apertura sociale di Comensoli, al mondo della ricca borghesia cittadina, alla sua vita notturna incline alla trasgressione e forse anche al vizio, un mondo che era in totale opposizione a quello operaio in tuta blu della sua opera precedente.
I personaggi ritratti sono tutti immersi in una solitudine esistenziale, persi nel loro mondo di abbondanza con le sue chimeriche vacuità, essi sono oggetto di una profonda indagine psicologica, in cui il loro mondo interiore viene messo a nudo con cruda e impietosa oggettività.